giovedì 14 maggio 2020

PILLOLINE


Su il sipario.
Non sopporto molto i riti, se non hanno natura mistica. Tipo quella cosa del caffè al bar fatto in un certo modo se no non sei italiano e che diavolo lo bevi a fare se non lo sei? Intanto me lo bevo come voglio io il caffè, che son maggiorenne e poi manco è tutta sta roba. Pensate pure che ci sia qualcosa di importante dietro o addirittura qualcosa che vi distingue come popolo. Non stavo più parlando (solo) di caffè.
Anassimandro diceva, pressapoco, che tutto è fatto di cose limitate, ma se le cose limitate continuano, nascono e poi muoiono, senza interrompere mai il ciclo, se da un positivo si stacca un negativo che si attacca a un nuovo positivo, si ha il divenire perpetuo, cioè l’eternità. Almeno così l’ho capito io. Non so se è giusto, ma mi pare affascinante che ogni cosa nasca dalla fine di un’altra e che tutto sia continuo. Bisogna accettare che il nostro è solo un eco che rimbalza all’infinito.
Sono mediamente simpatico, credo. Di sicuro non sono un mattatore. Qualche volta, se sono a mio agio, mi viene qualche battuta buona. Forse è la natura bresciana, sempre un po’ schiva. Oggi sono tutti simpatici, molto, troppo! Non parlo di questioni precise, dico nella normalità quotidiana. Non lo sopporto più: troppa simpatia fa rima con gigionerìa e diventa asfissiante. Si usa l’ossimoro: “Ti do un cazzottone di fiorellini”. Anni fa, avevo vent’anni circa, uno mi dice: “Togli la mano di lì! Ti taglio la gola e ci cago dentro!”… Era un amico e si trattava di cosa futile.
Tanta passione per la natura e amore per gli animali, mi si presentava una volta una ragazza. Diceva che gli animali, e la natura, sono migliori degli uomini. Io le dissi che “migliore”, o il suo contrario “peggiore”, sono giudizi dati dall’etica o comunque dalla coscienza e che la natura, e a quanto pare nemmeno gli animali, o almeno la maggior parte di loro, la coscienza non ce l’anno; dunque gli animali, e la natura, non possono essere ne migliori ne peggiori degli uomini. Non ci vedemmo più molto spesso.
Ritorna il problema “simpatici piacioni”. Guardo fra i colleghi farsi i complimenti, sempre, manco fossimo tutti dei geni bravissimi, comunque, uno dice all’altro: “Mi è caduta la mascella” per sottolineare la bellezza del disegno dell’amico. Ma che complimento è? Se ti cade la mascella è una tragedia! Ed è pure colpa mia! Perché non tornare a dire “bello”, o aggettivi simili? Ho anche deciso che userò il cuoricino solo per le femmine e il pollicione solo per i maschi.
Odio i delatori, a meno che non si tratti di crimini gravi, ma quelli si chiamano testimoni e sono doverosi. Girando per il mio paesello ho visto gente, di tutte le età compresi i vecchi, fuori dai bar a fare l’aperitivo: mascherato, un po’ di nascosto, ma comunque aperitivo. Io ci vivo nel bar, il bancone mi saluta quando mi siedo e non mi interessa farvi sapere se per me sia stupido farlo con l’emergenza ancora in corso, però mi da da pensare il fatto che siamo una società basata sull’aperitivo. Il vero segno della libertà personale: l’aperitivo! Ci sono dei dementi che parlano di “guerra”, di “gente alla fame”, fuori da un bar, con il bere camuffato e lo sguardo complice, urlano “me ne frego!” E poi si lamentano che lo stato non fa nulla.
Giù il sipario.

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